12/03/11

DESASTRES NATURAIS?


Vi siete accorti che il nostro pianeta è sconvolto sempre più di frequente da terremoti,
alluvioni e frane? Se già è importante esaminare quale sia la causa reale di questi
eventi (fenomeni del tutto spontanei o vendetta di una natura oltraggiata?), diventa
ancora più urgente interrogarsi su metodi e finalità della politica dell’emergenza
nell’affrontare i loro effetti. Un comune denominatore unisce disastri lontani nello
spazio e nel tempo, quello della penetrazione militare massiccia nel cuore di una
comunità già messa in ginocchio. Senza la macchina organizzativa dello Stato, senza
i suoi tutori, i suoi guardiani e controllori, la legge diviene carta straccia, la morale
viene annullata dalle necessità impellenti, la comune sottomissione quotidiana viene
scossa dal freddo, dalla fame, dalla sete. Il potere costituito non può correre il
rischio di estinguersi e agisce nell’unico modo che gli è proprio, quello della violenza
istituzionalizzata: pattugliamenti, posti di blocco, campi profughi…
Ma nel tempo che intercorre tra il disastro e la riorganizzazione del potere, si aprono
spazi di libertà senza precedenti nella storia della nostra vita ordinaria.
Sta a noi tentare di rendere questo intervallo interminabile.

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